31 gennaio 2013

Legge 517/77


La legge 517/77, "Norme sulla valutazione degli alunni e sull'abolizione degli esami di riparazione nonché altre norme di modifica dell'ordinamento scolastico", che rappresenta il punto di riferimento per la legittimazione del diritto a frequentare le scuole comuni da parte dei disabili. Per la scuola dell’obbligo si è  voluto favorire l’attuazione del diritto allo studio di ciascun alunno in particolare degli alunni disabili dando disposizioni per l’integrazione scolastica nelle scuole elementari e medie (articoli 2 e 7) e  introducendo anche il tema della programmazione educativa individualizzata( P.E.I.) e delle attività didattiche di sostegno.

29 gennaio 2013

Documento Falcucci


Il Documento Falcucci delinea come la scuola facendo riferimento all’organizzazione dovrebbe favorire i processi di socializzazione e valorizzare l’intelligenza logico-astrattiva e pratica. Tuttavia in questo documento si  evidenziava anche il fatto che si cercava di separare il meno possibile  le iniziative di recupero e di sostegno della normale attività scolastica cercando di offrire a tutti la possibilità di azione e di sviluppo evitando di legare gli svantaggi della separazione dal gruppo, più stimolante, degli alunni “normali” ai vantaggi dell’intervento individuale. Il documento Falcucci inoltre mirava alla riduzione non solo del numero di alunni disabili all’interno di una classe ma anche del numero complessivo di studenti come gruppo classe che non doveva superare i 20 ragazzi. Il numero di eventuali minori portatori di handicap dovreva essere deciso dall’équipe formata dai docenti della classe e dagli specialisti. Si intendevano per handicappati i "minori che in seguito ad evento morboso o traumatico intervenuto in epoca pre- peri- e post-natale presentino un menomazione delle proprie condizioni fisiche, psichiche e/o sensoriali, che li mettano in difficoltà di apprendimento o di relazione".

25 gennaio 2013

Introduzione alle leggi



L’articolo 34 della Costituzione sancisce il diritto allo studio a tutti sostenendo che “la scuola è aperta a tutti”,  e che l’istruzione inferiore è obbligatoria e gratuita per i primi otto anni; inoltre sostiene che I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.”, per fare questo la Repubblica concede borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze attribuite attraverso concorso, sviluppando così il Welfare State.


La legge 118/71 "Conversione in legge del D.L. 30 gennaio 1971, n. 5 e nuove norme in favore dei mutilati ed invalidi civili." detta le norme fondamentali dell’integrazione  scolastica, anche se riguardava solo i mutilati e gli invalidi veniva utilizzata anche per l’integrazione degli studenti portatori di qualsiasi disabilità.


Ci fu quindi un inserimento selvaggio perché questi alunni venivano inseriti nelle classi anche in assenza degli interventi essenziali come professori di sostegno e piani individualizzati. Dopo il fenomeno dell’inserimento massivo che comportava disagio, il Ministero nel 1975 creò una commissione di studio che elaborò il Documento Falcucci che viene considerato come la “Magna Carta” dell’integrazione.

21 gennaio 2013

Ho finito con la parte relativa all'apprendimento, con i prossimi post vorrei iniziare a parlarvi delle leggi che hanno favorito l'ingresso delle  persone non vedenti nelle strutture scolastiche pubbliche, infatti, fino agli anni '70 queste persone non potevano frequentare una scuola normale, come si vede nel film che vi ho consigliato di vedere, perchè ritenute prive del futuro da loro desiderato.

16 gennaio 2013

L'apprendimento mediante gli altri sensi


La vista stimola costantemente il bambino all’azione e all’apprendimento permettendo di familiarizzare con le caratteristiche fondamentali degli oggetti come la permanenza (l’oggetto esiste ancora quando il bambino non lo vede più) la conservazione (gli oggetti cambiano la forma ma mantengono le stesse qualità) e la complessità (mela rotonda, rossa rugosa).

Il tatto e l’udito, invece, non assolvono pienamente a queste funzioni. Il tatto è il senso della staticità e del particolare, con esso infatti è difficile acquisire i cambi di forma di un oggetto e con il tatto si colgono pochi aspetti e pochi particolari dell’oggetto che non permettono al bambino di avere un immagine mentale, è molto importante quindi aiutare il bambino nell’esplorazione minuziosa e generale dell’oggetto.
 Il bambino vedente è facilitato dalla vista a effettuare un processo di generalizzazione mentre un bambino non vedente deve essere guidato progressivamente.
Il bambino non vedente non è predisposto ad utilizzare le manine spontaneamente, infatti spesso le tiene lungo il corpo o in bocca, dovrà essere l’adulto a indurre il bambino a utilizzare le mani. L’adulto dovrà quindi porgere gli oggetti al bambino e deve poi guidargli le mani alla scoperta di essi.
La voce dell’adulto dovrà fungere sempre da guida alle esplorazioni del bambino per poterlo aiutare a costruirsi un immagine dettagliata della realtà.
Anche l’udito, altro senso che permette di localizzare gli oggetti distanti, è un canale di apprendimento, in quanto le fonti di rumore attirano il bambino. Al contrario del bambino vedente, che percepisce la permanenza a suono esaurito, per il bambino non vedente appena scompare il rumore scompare anche l’oggetto.
L’impiego di oggetti sonori serve per far apprendere al bambino la permanenza degli oggetti. L’udito gli servirà inoltre a riconoscere e anticipare azioni di routine, per esempio riconoscendo il rumore dell’acqua che riempie la vasca.
Anche l’olfatto e il gusto vanno sempre stimolati affinché il bambino possa avere una percezione più completa dell’ambiente; l’adulto sottolineerà il gusto e il profumo tipici di diverse pietanze o ambienti.

7 gennaio 2013

apprendimenti linguaggio e comunicazione


Anche nell’ apprendimento del linguaggio, la vista gioca un ruolo molto importante. Sarà opportuno per il bambino non vedente che l’adulto gli faccia toccare il suo apparato fonatorio (posizione/movimenti di labbra, bocca e lingua) evitando poi l’uso di sinonimi e  arricchendo con descrizioni le denominazioni del bambino ampliando così il suo lessico. È importante che il bambino utilizzi la parola associandola al suo oggetto e non a una sua parte.  Un problema frequente a cui ricorrono questi bambini è quello del verbalismo, ovvero danno la definizione precisa di un oggetto ma non ne hanno un immagine mentale.
È importante quindi stare attenti a significato che il bambino dà alle parole fin dai primi mesi di vita.
Inoltre il bambino non vedente non percepisce gestualità e mimica facciale; risulterà quindi difficile per queste persone comprendere i tempi e le dinamiche della conversazione, cogliere verso chi è diretta l’attenzione e, allo stesso tempo, sarà difficile per l’adulto capire se il non vedente è attento a quello che viene detto o fatto.

4 gennaio 2013

Apprendimenti cognitivi


L’assenza della vista provoca ritardi nella sfera degli apprendimenti cognitivi anche se da questo punto di vista i bambini non vedenti hanno le stesse capacità dei bambini vedenti.
Come già affermato il bambino non vedente raggiunge tardivamente la permanenza dell’oggetto, ovvero comprende più tardi il fatto che l’oggetto nonostante non emetta più alcun suono è comunque presente ma che si trova al di fuori della portata delle sue mani. Quest’acquisizione è molto importante perché permette di far comprendere al bambino che gli oggetti si possono riutilizzare e quindi stimola il bambino alla ricerca e alla locomozione.
È possibile che il bambino incorra nella distorsione della “fatina magica” credendo quindi che gli oggetti si materializzino dal nulla come al tocco di una bacchetta magica. È necessario quindi che l’adulto spieghi sempre le tappe di un processo, affinché il bambino smantelli da subito le credenze magiche infondate. Risulta  però difficile che un bambino possa farsi l’idea di un oggetto molto grande sarà sempre compito dell’adulto descrivere verbalmente l’oggetto.
Attorno ai 18 mesi il bambino è in grado di svolgere il “gioco simbolico” (utilizzare un oggetto facendo finta che sia un'altra cosa es. scatolone come macchina), quest’attività è molto importante perché fa capire che il bambino si è fatto un immagine mentale dell’oggetto e del suo utilizzo.
Il gioco simbolico, insieme all’imitazione e al linguaggio, è l’indizio da cui capire che il bambino possiede un intelligenza rappresentativa; il gioco simbolico nel bambino non vedente comparirà a partire dal secondo anno di vita.