L’assenza della vista provoca ritardi
nella sfera degli apprendimenti cognitivi anche se da questo punto di vista i
bambini non vedenti hanno le stesse capacità dei bambini vedenti.
Come già affermato il bambino non
vedente raggiunge tardivamente la permanenza dell’oggetto, ovvero comprende più
tardi il fatto che l’oggetto nonostante non emetta più alcun suono è comunque
presente ma che si trova al di fuori della portata delle sue mani.
Quest’acquisizione è molto importante perché permette di far comprendere al
bambino che gli oggetti si possono riutilizzare e quindi stimola il bambino
alla ricerca e alla locomozione.
È possibile che il bambino incorra
nella distorsione della “fatina magica” credendo quindi che gli oggetti si
materializzino dal nulla come al tocco di una bacchetta magica. È necessario
quindi che l’adulto spieghi sempre le tappe di un processo, affinché il bambino
smantelli da subito le credenze magiche infondate. Risulta però difficile che un bambino possa farsi l’idea
di un oggetto molto grande sarà sempre compito dell’adulto descrivere
verbalmente l’oggetto.
Attorno ai 18 mesi il bambino è in
grado di svolgere il “gioco simbolico” (utilizzare un oggetto facendo finta che
sia un'altra cosa es. scatolone come macchina), quest’attività è molto
importante perché fa capire che il bambino si è fatto un immagine mentale
dell’oggetto e del suo utilizzo.
Il gioco simbolico, insieme
all’imitazione e al linguaggio, è l’indizio da cui capire che il bambino
possiede un intelligenza rappresentativa; il gioco simbolico nel bambino non
vedente comparirà a partire dal secondo anno di vita.
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