14 febbraio 2013

Occhio e Anatomia


L’occhio è l’organo di senso principale dell’apparato visivo che ha il compito di ricavare informazioni sull’ambiente circostante attraverso la  luce.


Alcuni componenti fondamentali dell’occhio sono:
·         La retina che e’ un tessuto nervoso contenuto all’interno dell’occhio che serve a registrare le immagini che saranno poi inviate al cervello. L’immagine viene catturata da particolari cellule nervose chiamate fotorecettori;
·         Il nervo ottico è la struttura nervosa che collega l’occhio al cervello; è costituito da un prolungamento delle cellule nervose della retina;
·         Elementi sensoriali della retina:
o   I coni retinici sono deputati alla percezione dei colori e alla visione distinta. Sono di forma grossolanamente allungata, più numerosi al livello della macula e scarsi in periferia;
o   I bastoncelli retinici di forma allungata, presenti in numero maggiore alla periferia della retina e deputati soprattutto alla visione crepuscolare o notturna.

L’ acuità visiva è la capacità dell’occhio di distinguere due punti vicini, misurata dall’angolo minimo sotto cui devono essere visti perché l’occhio li percepisca separatamente. L’acuità visiva dipende dall’età del soggetto, aumenta fino al quinto anno per poi rimanere stabile,  dallo stimolo illuminazione, tempo di esposizione,contesto luminoso, dal potere di rifrazione dell’occhio  dal diametro pupillare, dall’integrità della retina, soprattutto dei coni retinici. L’acuità visiva è massima in corrispondenza della fovea centrale, nella macula della retina e diminuisce verso la periferia.
Il campo visivo è l’insieme dei punti dello spazio percepiti da un occhio immobile che guarda davanti a sé sul prolungamento dell’asse ottico. Con riferimento a entrambi gli occhi si parla di campo visivo binoculare. Il campo visivo varia in rapporto alle condizioni di luminanza ambientale: si hanno quindi un campo visivo fotopico (in piena luce), uno scotopico (nel crepuscolo pieno, o di notte) e uno mesopico (in penombra o quasi crepuscolo), in relazione all’attività soprattutto dei coni o dei bastoncelli o di entrambi.
L’occhio raccoglie la luce che gli proviene dall’ambiente, ne regola l’intensità attraverso un diaframma, l’iride, e la focalizza attraverso un sistema regolabile di lenti per formare un immagine e trasforma quest’immagine in impulsi elettrici che attraverso il nervo ottico vengono inviate alo cervello per essere interpretate.
Per minorazione visiva si intende la diminuzione o la perdita della capacità di vedere normalmente. È normovedente colui che vede da vicino e da lontano, ipovedente chi possiede una capacità visiva non completa, non vedente chi ha gravemente compromessa o completamente perduta (cecità) la capacità di vedere.
Molte gravi minorazioni visive rilevabili nel bambino sono di origine genetica, altre sono causate da infezioni o intossicazioni. Inoltre possono essere cause di compromissioni della vista,  le lesioni dell’occhio e del nervo ottico, tumori e traumi da parto e post-natali.

“Si intende per ipovedente o non vedente la persona portatrice di una disabilità visiva di entità tale da non consentire lo svolgimento delle comuni attività della vita quotidiana. Tale disabilità consegue ad una patologia irreversibile, che non può essere migliorata attraverso trattamenti medici e/o lenti convenzionali. Questi soggetti sono destinatari elettivi di interventi che nel loro insieme vengono definiti riabilitazione funzionale e visiva. E’ obiettivo fondamentale di questa riabilitazione dotare il soggetto di competenze che migliorino il suo livello di Autonomia, facilitando quindi il suo inserimento sociale. Essendo un intervento tecnico destinato a modificare la funzionalità, questa riabilitazione si configura sotto tutti gli aspetti come un atto terapeutico e non assistenziale”
 (Documento sulla riabilitazione dei minorati della vista, Unione Italiana Ciechi, Roma, 1996.)

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